Logo Vita Pentecostale

Bibbia chiusa


IL CANONE BIBLICO







Una breve introduzione al Canone
e alle antiche versioni della Scrittura

di Marlowe Michael






- Confessione di Westminster del 1647 -

Vi sono molti motivi per i quali possiamo essere mossi od indotti dalla testimonianza della Chiesa ad un'alta e riverente stima delle Sacre Scritture, per l'eccellenza della materia, l'efficacia della dottrina, la maestà dello stile, il consenso di tutte le sue parti, lo scopo dell'intera opera (quello cioè di dare gloria a Dio), la piena scoperta che esse fanno dell'unica via per la salvezza dell'uomo, le molte altre incomparabili eccellenze: questi sono argomenti che provano abbondantemente trattarsi della Parola di Dio.
Ciononostante, la nostra piena persuasione e sicurezza dell'infallibile verità e della divina autorità della stessa, ci provengono dall'opera interiore dello Spirito Santo che ne rende testimonianza attraverso e con la Parola nei nostri cuori





Particolare dal frontespizio di una tiratura iniziale della Bibbia di Ginevra.

Antica Bibbia di Ginevra Il motto latino: "Verbum Dei Manet in aeternum (La Parola di Dio dimora in eterno) è stato usato dai protestanti dell'epoca per esprimere comunemente la loro devozione alla Scrittura.

Nella iconografia di questa illustrazione, la collocazione del motto su un libro con ganci identifica la "Parola di Dio" con le Bibbie stampate dell'epoca. Una mano dalle nuvole significa che la Bibbia è stata data dal cielo.




1. Come riceviamo oggi la Bibbia?

2. Formazione del Canone del Nuovo Testamento

2a. Definizione graduale e indipendente del canone da parte degli anziani
2b. Allora dobbiamo chiederci: come fecero gli anziani delle chiese a decidere quali testi dovessero essere letti in chiesa come autorevoli?
2c. Disaccordi di minore importanza nei primi giorni
2d. Accordo universale in tempi moderni

3. Ricezione del Vecchio Testamento in greco

3a. L'uso ebraico delle Versioni
3b. La Versione greca del Vecchio Testamento chiamata "Versione dei Settanta" o "Septuaginta"
3c. Uso apostolico della Septuaginta
3d. Libri in più dei Settanta, chiamati "Libri Apocrifi"
3e. Status degli Apocrifi nella Chiesa primitiva

4. Accettazione della Bibbia in latino

4a. La vecchia Versione latina
4b. La Vulgata

5. Confronto tra l'opinione protestante sulla "Vulgata" rispetto a quella cattolica

6. Conclusione

6a. L'opinione protestante del "Canone" contro quella cattolica
6b. Implicazioni per il testo delle Scritture





1. Come riceviamo oggi la Bibbia?

La maggior parte delle persone oggi riceve gli scritti sacri sistemati e messi insieme nelle Bibbie in un testo noto come "La Sacra Scrittura", semplicemente perché questo è ciò che trovano messo insieme sotto tale titolo in un libro che hanno acquistato in libreria.

Molti protestanti sono anche consapevoli del fatto che nella scelta di una Bibbia si deve evitare lo scaffale etichettato "Bibbie cattoliche", perché queste sono destinate a promuovere le credenze cattoliche e contengono anche alcuni libri che non abbiamo nemmeno ricevuto come Sacra Scrittura (ci riferiamo a quelli appartenenti agli "Apocrifi").



Ma perché noi rifiutiamo questi libri?

Pochissimi di noi li hanno letti, ma, a dire il vero, molti cristiani non hanno neppure letto tutti i libri che ritengono essere "Scritti Sacri".

Quindi, è evidente che la maggior parte di noi riceve taluni libri e respinge gli altri non perché li abbia valutati personalmente in qualche modo, ma perché ha fiducia che qualcun altro li ha valutati e ha deciso in modo corretto in merito a tale questione, cosicché tutta la Scrittura e nient'altro che la Scrittura sia contenuta all'interno delle copertine delle nostre Bibbie.




La questione diventa allora:

Chi ha preso questa decisione?

Queste persone sono veramente competenti a decidere per tutti noi?

Quando andiamo in un negozio, troviamo Bibbie che sono state, ovviamente, pubblicate da certi editori (per esempio Nelson e Zondervan), ma la maggior parte degli editori sono collegati ad organizzazioni cristiane che hanno commissionato queste versioni: Società bibliche, Consigli di chiesa, Associazioni, e così via.

Questi hanno deciso quali libri includere o escludere, secondo le tradizioni dei membri delle loro chiese. Queste tradizioni risalgono ai padri fondatori delle denominazioni, e via via fino all'antica Chiesa cattolica.

2. Formazione del Canone del Nuovo Testamento




2a. Definizione graduale e indipendente del canone da parte degli anziani

Nell'anno 367 un vescovo influente di nome Atanasio pubblicò un elenco di libri da leggere nelle chiese che erano sotto la sua cura, il quale comprendeva appunto quei libri che abbiamo nelle nostre Bibbie (con la differenza che nel Vecchio Testamento egli incluse Baruch e non inserì Esther).

Altri elenchi simili erano già stati pubblicati da altri fin dall'anno 170, anche se non tutti concordi.



Come fecero gli uomini che pubblicarono queste liste a decidere quali libri dovessero entrare a far parte delle "Scritture"?

Gli studiosi che hanno studiato la questione da vicino hanno concluso che gli elenchi dei libri in realtà sono soltanto ratifiche di decisioni della maggioranza delle chiese fin dai primi giorni.

Siamo in grado di dimostrare questa verità esaminando le opere superstiti di Ireneo (nato nel 130), che visse in un periodo precedente a quello in cui qualcuno cominciasse ad avvertire la necessità di elencare i libri approvati.

Egli cita come Scrittura tutti e solo i libri che compaiono nell'elenco pubblicato 60 anni dopo su un altro continente da Origene.

È evidente che gli anziani di ogni congregazione avevano approvato alcuni scritti e respinto altri man mano che si rendevano disponibili, e si è scoperto, per grazia di Dio, che la maggior parte delle chiese entro l'anno 170 erano già d'accordo, dopo aver approvato gli stessi libri in modo indipendente.

In questo processo furono anche importanti gli insegnanti autorevoli. A quel tempo i vescovi cominciarono a prevalere nella Chiesa come governatori di gruppi di chiese, e semplicemente ratificavano con queste liste i risultati ai quali erano arrivati.



I libri approvati furono poi chiamati il "canone" delle Scritture; "canone" è una parola greca che significa "canna" o "righello" e si riferiva ad un oggetto che veniva usato come strumento di misura. Per estensione, quindi, col termine "canone biblico" ci si è riferiti alla "regola di riferimento" per il comportamento cristiano.

Nella foto vi sono alcuni antichi strumenti di misura egiziani, i quali possono dare un'idea di cosa fosse un "canone"

Strumenti di misura egiziani

Questi libri costituirono la "regola standard della fede" per tutte le chiese.

Non si deve credere che il canone sia stato imposto dalle autorità ecclesiastiche.
Il canone si è sviluppato attraverso molte decisioni indipendenti di anziani che erano responsabili soltanto delle loro congregazioni. Questi anziani ricevettero gli scritti apostolici come autorevoli.

2b. Allora dobbiamo chiederci: come fecero gli anziani delle chiese a decidere quali testi dovessero essere letti in chiesa come autorevoli?

La risposta è semplice.

Essi ricevettero innanzitutto gli scritti degli apostoli e dei loro più stretti compagni e gli scritti da loro approvati.

Tutto l'Antico Testamento fu ricevuto, invece, dall'avallo implicito degli apostoli.

Il Vangelo di Matteo è stato scritto da un apostolo.

Il Vangelo di Marco è stato scritto dal discepolo più vicino all'apostolo Pietro.

Il Vangelo di Luca è stato scritto dal compagno vicino all'apostolo Paolo.

Il Vangelo di Giovanni è stato scritto da un apostolo.

Gli Atti degli Apostoli sono stati scritti dal compagno vicino a Paolo.

Tredici lettere sono state ricevute da Paolo.

L'Epistola agli Ebrei è stata ricevuta come da Paolo.

L'Epistola di Giacomo viene dal fratello del Signore, che esercitava l'autorità ai Gerusalemme con gli apostoli.

La Lettera di Giuda è stata scritta da un altro fratello del Signore.

Le due Epistole di Pietro sono state scritte da un apostolo.

Le tre Lettere di Giovanni sono state scritte da un apostolo, che ha scritto anche la Rivelazione.



Ci si può chiedere: come hanno fatto a sapere che questi scritti non erano falsi?

Le chiese non li ricevevano da sconosciuti. Questi documenti erano consegnati a mano da amici degli apostoli agli anziani che conoscevano personalmente gli Apostoli.

Le falsificazioni sarebbero state evidenti, soprattutto se la scrittura promuoveva dottrine strane.

2c. Disaccordi di minore importanza nei primi giorni

Alcuni disaccordi sorsero con l'aumento delle eresie. Gli anziani delle chiese diventarono diffidenti, e cominciarono a dubitare anche di alcuni degli scritti dei quali avevano già ricevuto copie da altre chiese.

Scritti che furono messi in discussione furono: Ebrei, Giacomo, Giuda, 2 Pietro, 2 e 3 Giovanni e l'Apocalisse di Giovanni.

Le ragioni del dubbio furono diverse.

L'autore della Lettera agli Ebrei non si identifica.

Giacomo non era un apostolo, e il suo messaggio sembrava contraddire il messaggio di Paolo.

Giuda non era un apostolo, e cita libri che le chiese non hanno ricevuto come Scrittura.

2ª Pietro, a quanto pare, in un primo momento non ebbe ampia diffusione.

L'autore della 2ª e 3ª Lettera di Giovanni non si identifica chiaramente.

L'autore della Rivelazione si identifica come Giovanni, ma non dice di essere l' apostolo Giovanni, inoltre lo stile del libro è diverso dal Vangelo di Giovanni.

Tuttavia, la maggior parte delle chiese ricevette e utilizzò questi libri senza pensarci sopra, mentre respinse energicamente tutti gli altri.

2d. Accordo universale in tempi moderni

Oggi non abbiamo alcuna buona ragione per dubitare del canone del Nuovo Testamento.

Secondo me sarebbe sbagliato suggerire che tutti abbiano bisogno di indagare su questi aspetti e decidere da sé i libri che potrà ricevere come "Scrittura", senza alcun rispetto per le decisioni delle prime chiese.

Non siamo nella posizione adatta a giudicare come poteva farlo la chiesa primitiva e siamo tenuti a rispettare il pressoché unanime parere di tanti cristiani del passato.

Come dice Paolo agli innovatori di Corinto: «La Parola di Dio è forse procedutada voi? O è forse pervenuta a voi solo?» Contro tale presunzione egli raccomanda che si faccia «come si fa in tutte le chiese dei santi.» (1ª Cor. 14:36,34).

Recentemente alcuni studiosi hanno cercato di promuovere dottrine strane suggerendo che alcuni dei nostri scritti canonici non sono genuini, e che altri scritti come il Vangelo di Tommaso sono ugualmente valide "interpretazioni" della vita e degli insegnamenti di Gesù Cristo. Ho studiato le loro argomentazioni, e vi posso assicurare che non sono degne di essere ascoltate.

 

3. Ricezione del Vecchio Testamento in greco


3a. L'uso ebraico delle Versioni

Nella sinagoga le stesse Scritture ebraiche erano lette da una pergamena, seguita da una traduzione in aramaico o greco proposta dal Methurgeman (traduttore).

La traduzione non veniva mai letta da un rotolo, perché gli ebrei sono stati determinati a non attribuire ad alcuna versione l'illusione di autorità; la traduzione doveva essere memorizzata o fatta estemporaneamente.

In principio le traduzioni non erano nemmeno scritte. Quando, alla fine, furono messe per iscritto non furono rese disponibili in modo diffuso e comunque non erano in alcun senso "autorizzate" dai rabbini.

3b. La Versione greca del Vecchio Testamento chiamata "Versione dei Settanta" o "Septuaginta"

Circa 200 anni prima della nascita di Cristo, si iniziò a scrivere ad Alessandria d'Egitto, dove molti ebrei sapevano solo il greco, una traduzione greca del Pentateuco.

Questa versione è stata poi chiamata la "Versione dei Settanta" perché la leggenda vuole che la traduzione sia stata fatta da settanta (in latino septuaginta) uomini.

A poco a poco furono tradotti in greco anche gli altri libri del Vecchio Testamento.

La Septuaginta dà una traduzione abbastanza precisa del Pentateuco, letta attentamente dagli ebrei, ma per i libri profetici, come Isaia e Geremia, la traduzione è spesso abbastanza libera e addirittura erronea e bisognosa di correzione.

 

3c. Uso apostolico della Septuaginta

Le citazioni del Vecchio Testamento nel nuovo mostrano che spesso gli apostoli usavano la Versione dei Settanta, perché era nota a coloro che frequentavano la Chiesa e, di solito, adeguata per i loro scopi.

Alcune persone, esaminando queste citazioni, sono stati turbati dal fatto che, a volte, non sono traduzioni molto accurate dell'ebraico.

Gli apostoli non conoscevano queste cose? Naturalmente si.

Ma non si preoccupavano di apportare correzioni quando la traduzione andava abbastanza bene per il loro scopo, ma quando non era così, hanno tranquillamente offerto la loro traduzione dall'ebraico. In genere, comunque, offrivano tranquillamente la traduzione migliore.

Gli apostoli non ritennero necessario produrre una versione completa del Vecchio Testamento in greco per l'uso delle chiese.

3d. Libri in più dei Settanta, chiamati "Libri Apocrifi"

È inesatto parlare della Versione dei Settanta ai giorni apostolici come di un singolo libro:

I vari scritti esistevano come pergamene separate, e non furono uniti in un unico volume fino alla metà del secondo secolo, quando fu inventato il Codex (codice) o "libro" fisico come noi lo conosciamo. (1)

(1) . Per un breve buona discussione su tutta questa questione si veda E. Earl Ellis, L'Antico Testamento nel primo cristianesimo (Grand Rapids: Baker, 1991) – Capitolo 1: "Il Canone del Vecchio Testamento nella Chiesa primitiva. "
Ellis conclude che le chiese non hanno ricevuto o adottato un canone più ampio della Septuaginta fino al quarto secolo.


La gente non aveva librerie, ma armadi o scatole di grandi dimensioni complete di questi rotoli.

Il codice fu adottato dai cristiani che volevano un modo più conveniente per trovare la Scrittura di riferimento, e così l'Antico Testamento greco fu una delle prima raccolta di scritti ad essere messo in questa forma.

Quando fu fatto questo, alcuni scritti (chiamati apocrifi), che erano apprezzati dagli ebrei di lingua greca ed erano spesso studiati da loro, furono tenuti nello stesso volume, come i libri canonici.

Gli apostoli non danno mai alcuna citazione da questi scritti, e non c'è ragione di credere che essi li considerassero come "Scrittura", o li abbiano mai considerarti vincolanti assieme agli altri libri del codice.

3e. Status degli Apocrifi nella Chiesa primitiva

Alla fine, la Settanta finì per essere considerata come una specie di parafrasi ispirata dagli insegnanti nelle chiese, in primo luogo perché l'avevano usata gli apostoli, e in parte perché sospettavano che gli ebrei avessero deliberatamente corrotto il testo ebraico in versione anti-cristiana fin da quando era stato tradotto.

In seguito i libri aggiunti, tradizionalmente inclusi nella copia completa dei Settanta, vennero anch'essi considerati come Scrittura da parte di alcuni, soprattutto in Occidente.

Questo fu un errore, ma inizialmente non fece molto danno, perché non fu rivolta molta attenzione a questi libri.

In un primo momento le chiese non possedevano copie dell'intera Septuaginta, e nemmeno tutti i libri del Vecchio Testamento, ma forse solo codici distinti della Genesi, Isaia, Salmi, poi gradualmente hanno raccolto tutti i libri.

Copie dell'intera Septuaginta erano molto costose.

4. Accettazione della Bibbia in latino

4a. La vecchia Versione latina

Nei primi 200 anni dopo la morte degli apostoli, in tutto il mondo vi erano già molte chiese nelle quali la gente non capiva molto bene il greco; così furono fatte nuove traduzioni sia del Vecchio che del Nuovo Testamento in siriaco, copto e latino per l'uso nelle chiese.

Le versioni in latino e in copto non furono tradotte direttamente dall'ebraico, ma dalla Septuaginta greca, e la Siriaca presto fu "corretta" dalla Settanta.

4b. La Vulgata

Nell'Europa occidentale la varietà di traduzioni e copie latine creava confusione, per cui fu chiesto ad un grande studioso di nome Girolamo di esaminare la questione e di fare una traduzione affidabile.

Saggiamente Girolamo revisionò le versioni latine dallo stesso ebraico, ed espresse l'opinione, condivisa da molti, che era stato un errore ricevere i libri apocrifi solo perché era accaduto che fossero stati inclusi nelle copie dei Settanta.

Ci fu una certa resistenza alla versione di Girolamo e alla sua esclusione degli Apocrifi. Le traduzioni latine dei libri Apocrifi furono aggiunte alla sua Versione, e sotto tale forma questa Versione divenne la versione comunemente usata nelle chiese per mille anni, con gli Apocrifi quindi, non facenti parte dei Libri Canonici, ma solo aggiunti ad essi.

Questa versione è stata chiamata la Vulgata, o "Bibbia comune".

5. Confronto tra l'opinione protestante sulla "Vulgata" rispetto a quella cattolica

Quando i riformatori protestanti scrivevano commentari biblici in latino, fornivano anche traduzioni latine del testo biblico, ma in queste traduzioni spesso si allontanavano dalla versione Vulgata.

Lutero e Calvino conoscevano l'ebraico e il greco e non ritenevano che la Vulgata dovesse essere considerata una versione autorevole.
Essi, inoltre, erano anche consapevoli di come i libri apocrifi fossero arrivati a far parte della Vulgata, e così li respinsero.

I cattolici romani, d'altra parte, dichiararono che la Vulgata era una versione autorevole e che non si potesse derogare da essa.

Quest'idea di una versione univocamente autorevole [che si è ripresentata in questo nostro tempo con l'ascesa del movimento della "King James Only" (Soltanto la King James)], ha creato molti problemi nella storia della Chiesa.

6. Conclusione

6a. L'opinione protestante del "Canone" contro quella cattolica

Gli insegnamenti protestanti relativi al canone sono in genere basati sullo stesso principio che viene impiegato dai teologi protestanti in ogni tipo di domande sulla dottrina e sull'ordine della chiesa: gli insegnamenti e le pratiche antiche sono chiaramente da preferire a quelle medievali.

Nelle domande che non trovano risposta nella Scrittura stessa, indaghiamo sulla prima prova a disposizione per gli insegnamenti e le pratiche delle chiese, ed abbiamo poco rispetto per le tradizioni che non possono essere ricondotte alla generazione immediatamente successiva a quella degli Apostoli.

E così per quanto riguarda il canone, ci interessa sapere cosa possono dirci le prime fonti disponibili.

Per questo motivo la risoluzione di questa domanda dipende in parte dall’esame degli antichi elenchi dei canoni. Quando si esaminano queste liste, si scopre che:

Le prime liste omettevano gli Apocrifi, mentre quelle più tardive (a partire dalla fine del IV secolo in Occidente) li comprendevano.

Gli apocrifi cominciarono ad essere messi sullo stesso piano dei nostri libri canonici all’incirca allo stesso tempo in cui molte altre innovazioni entrarono nella Chiesa.

6b. Implicazioni per il testo delle Scritture

Una parola può essere aggiunta qui sul testo della Scrittura, che in un certo senso è lo stesso problema relativo anche al canone.

Il testo canonico per i protestanti è il testo autografo originale in ebraico e in greco.

La nostra indagine su questo testo non può che procedere, come protestanti, sullo stesso principio rispettato nelle indagini del canone:

"Non ci possono essere versioni autorevoli medievali, come per il Cattolicesimo, e le tradizioni manoscritte non possono essere poste tutte su uno stesso piano".

Invece, siamo tenuti a chiederci: che cosa sostenevano le prime fonti?

Per inciso si vuole, infine, osservare che l'idea che recentemente ha acquisito un certo favore tra i protestanti conservatori, e cioè che il testo medievale tradizionale sul quale è basata la King James Version debba essere considerato come autorevole solo perché è diventato tradizionale, comporta l'adozione di una visione essenzialmente cattolica di tradizione e autorità, estranea allo spirito del protestantesimo.

Questo approccio non è coerente con il rifiuto degli Apocrifi, e di tutte le altre corruzioni che sono sorte nel medioevo.


Questo articolo è stato tradotto e adattato dall'inglese dal sito Bible-Researcher